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  TERMINI MUSICALI...(non tutti sanno che...)

     Termine “COVER BAND - TRIBUTE”


Il momento della nascita di una rock band si pone quasi sempre un dilemma: presentare al pubblico brani originali o
diventare
una “cover band”?

Per capire di che cosa stiamo parlando occorre, innanzitutto, spiegare che cos’è una cover. Con questo termine inglese si
definisce la riproposizione di un brano musicale di un altro autore. Tale riproposizione può assumere diverse forme, passando
da un’interpretazione il più possibile fedele all’originale a un rifacimento, che può arrivare fino a un totale stravolgimento del
brano di partenza.

Quando si parla di “cover band”, quindi, si intende un ensemble che esegue principalmente pezzi composti da altri musicisti.
Nel senso più ampio del termine, anche l’esecuzione di un’opera di Mozart o Beethoven è una cover, e quindi si potrebbe dire
che le orchestre filarmoniche di Vienna e di Berlino sono le più grandi “cover band” del mondo. In realtà, quando si parla di
cover, si fa essenzialmente riferimento a brani pop e rock (più raramente jazz), ossia appartenenti a generi musicali dove,
generalmente, autore ed esecutore originale coincidono, o, quanto meno, nei quali ogni pezzo è fortemente legato alla figura
dell’interprete che ne ha lasciato una testimonianza discografica significativa. Dilemma: cover o brani originali?

Immaginiamo dunque che un gruppo di ragazzi (o ragazze) si incontri per fondare una nuova band: la prima decisione da
prendere è se suonare brani di propria composizione o eseguirne di altrui.
Naturalmente si possono fare entrambe le cose, e questo non significa che si abbiano idee poco chiare e scarsa
determinazione: se un gruppo ritiene di essere in grado di proporre musica originale, dovrebbe anche avere il coraggio di
confrontarsi con i “grandi” che hanno ispirato la loro scelta di diventare musicisti. Esiste un immenso patrimonio di brani
noti e meno noti che attendono solamente di essere eseguiti: se si decide di attingere a esso, ecco che si sta facendo una cover!


A questo punto, per una cover band si pone il problema di quali pezzi mettere in repertorio. La scelta artisticamente più
qualificante e commercialmente più efficace è quella di allestire un repertorio ben definito, specializzandosi in un genere
musicale particolare o, addirittura, nella riproposizione più o meno fedele della musica di un solo gruppo o artista
(in tal caso si parla di“tribute band”).
In questo modo, si sceglie di rivolgersi a un pubblico ben preciso, quello dei fan di un genere o di un gruppo, costituito da
persone musicalmente appassionate, che amano frequentare quei locali dove si esegue musica dal vivo. Non è raro, così,
che anche una cover band possa raccogliere un proprio seguito di estimatori, con i quali si ha in comune l’apprezzamento
per lo stesso tipo di musica.


Un look da cover Generalmente, alla scelta del repertorio consegue l’adozione di un look adeguato: chi suonerà musica dark,
si vestirà cupamente di nero; chi heavy metal adotterà il duro abbigliamento del “metallaro” ecc. (naturalmente, è anche
possibile adottare con successo look totalmente ncongrui con il genere eseguito, ma si tratta di eccezioni).

Prendiamo come esempio una delle band più “coverizzate” (ossia dal cui repertorio sono state tratte cover) di tutti i tempi:
i Beatles. Il quartetto di Liverpool nacque come cover band che eseguiva rock’n’roll americano, e il look di JohnLennon & C.
era costituito dai classici giubbotti in pelle da rocker. Solo dopo avere iniziato a incidere brani propri, essi adottarono le famose
giacchette e le pettinature a caschetto.
Oggi molti gruppi “tribute” dei Beatles vestono le stesse buffe giacchette, poiché una buona tribute band deve offrire
un’esperienza mimetica non solo sonora, ma anche visiva, con gli originali. La cosa non è affatto una stravagante novità,
se si pensa alle migliaia di emuli di Elvis Presley, che ormai da mezzo secolo cantano i classici del Re del rock’n’roll abbigliandosi
e muovendosi come lui!


Non deve così stupire che tutti i grandi gruppi e solisti abbiano (e talora riconoscano ufficialmente) le loro “tribute band”,
il cui valore si misura, oltre che dalla perizia musicale, anche dalla capacità di mitare fedelmente i loro modelli. Gli amanti degli
originali seguono, poi, con simpatia e fedeltà queste tribute band, soprattutto perché i loro concerti si trasformano spesso in
una sorta di allegra riunione di fan, con relativo (e talora rresistibile) sfoggio di estrosi abbigliamenti a tema.



Cover band: i perchédi una scelta

Vediamo ora con precisione quali possono essere i motivi che spingono un gruppo musicale a scegliere la via delle cover:
in primo luogo, si può scegliere di suonare cover perché non ci si sente in grado di scrivere canzoni proprie; inoltre
(motivazionepragmaticissima), i locali generalmente non accettano, se non in serate particolari e a certe condizioni, gruppi che
propongano pezzi propri; il pubblico, poi, non ama molto confrontarsi col nuovo e lo sconosciuto, preferendo ascoltare brani
noti; ai musicisti piace sempre suonare la musica dei propri beniamini, ossia quei brani che significano qualcosa per loro, e per
il musicista è spesso una sfida cercare di imitare il più possibile i propri idoli, riproponendo fedelmente la loro musica; oppure,
al contrario, il musicista vuole reinterpretare a suo modo la musica dei “grandi”; infine, se si sceglie di proporre un “tribute”
è perché  lo dice la parola stessa  si desidera rendere un omaggio al proprio beniamino: in questo caso è una sfida assomigliare
non solo musicalmente ma anche fisicamente al proprio idolo.

In ogni caso, la scelta del brano di cui realizzare una cover e il conseguente approccio interpretativo risentono delle esperienze
e del vissuto musicale dell’interprete.

Torniamo, per concludere, alla nostra band neonata. Come si può intuire, realizzare una cover non è un’operazione semplice,
sia che si voglia riproporre fedelmente l’originale, sia che se ne voglia effettuare un rifacimento totale.
Per
questo, le cover sono una sorta di palestra per qualsiasi giovane musicista: qui si imparano le arti dell’ascolto,
dell’arrangiamento, della riscrittura, oltre che essere un momento fondamentale nella formazione di uno stile esecutivo.
E così, una cover ben realizzata dà altrettante soddisfazioni di un brano originale. Anche la carriera di molti grandi è stata
segnata dalle cover: spesso hanno iniziato da lì, e riproporle dopo aver raggiunto la fama è come fare un tuffo nel passato,
un ritorno alle proprie radici.


     Termine “COVER”


Nella terminologia della musica leggera (principalmente pop e rock), una
cover
è la reinterpretazione o il
rifacimento di un brano musicale da altri interpretato e pubblicato in precedenza  da parte di qualcuno che non ne è
l'interprete originale.
La differenza tra interpretazione e cover non è ben definita: in genere quando un musicista
interpreta un
brano considerato un classico della musica eseguito innumerevoli volte si esita ad usare il termine cover
(si parla in questo caso piuttosto di interpretazione).

Il termine cover è invece maggiormente utilizzato per indicare la reinterpretazione di brani relativamente recenti e non,
(come nel caso delle "
cover band" e delle tribute band, gruppi musicali che interpretano solo canzoni note scritte da altri).

In altri ambiti musicali (nella musica classica, ad esempio) l'esecuzione di una stessa composizione da parte di interpreti
diversi è la regola, quindi non esiste un termine corrispondente


     Termine “JAM SESSION”

Una  JAM SESSION è una riunione (regolare o estemporanea) di musicisti che si ritrovano per una performance
musicale senza aver nulla di preordinato, di solito improvvisando su griglie di accordi e temi conosciuti.

Il termine, che probabilmente deriva da "Jamu", una parola Youruba (Africa occidentale) che significa
"insieme in concerto", è nato negli anni ’20 negli ambienti JAZZ, e si è poi diffuso anche nel rock.

Una jam session in genere non ha lo scopo di intrattenere il pubblico, ma è un ritrovo di musicisti che hanno così
l'opportunità di provare nuovo materiale musicale e mettere alla prova la loro abilità di improvvisatori in
confronto con altri trumentisti; a volte è semplicemente un ritrovo sociale.

Alle jam session possono partecipare musicisti di tutti i livelli e possono avvenire in locali privati o pubblici..
Questi incontri spesso si trasformavano in vere e proprie competizioni fra virtuosi.

Le jam session sono un terreno fertile per l'incontro di musicisti, lo scambio di idee, e sono quindi l'occasione
dove sono nate molte collaborazioni musicali.


     Termine “GLAM ROCK”

Il GLAM ROCK o (GLITTER ROCK), è un genere di musica rock popolare negli anni ’70, soprattutto nel Regno Unito
e nelle grandi città Statunitensi quali New York, Detroit.

Il genere prende il nome dall'abbigliamento "Glamour", ovvero un look curato, colorato e vistoso che
caratterizzava gli esponenti del genere
.Il glamrock, definito in passato anche come glitter rock, emerse nei primi
anni settanta in seguito al fenomeno HIPPIE e come antidoto all'eccessiva serietà dell'epoca.
Questo fenomeno si sviluppò quasi interamente nel Regno Unito e divenne largamente popolare
durante la prima metà degli anni settanta

     Termine “MEDLEY”

In musica, un medley (in passato, fantasia) consiste nel proporre due o più brani, eseguiti in sequenza
senza interruzioni e di solito in versione più breve rispetto all'originale.

Per la selezione dei pezzi e per la loro successione, le tonalità musicali dei vari pezzi vanno prese in
considerazione per evitare passaggi bruschi da un brano all'altro

     Termine “ROCK”


Il rock, o musica rock, è un genere di musica popolare, sviluppatosi negli Stati Uniti e nel Regno Unito nel corso
degli
anni sessanta del Novecento. È un evoluzione del rock and roll, ma trae le sue origini anche da numerose
altre forme di musica delle decadi precedenti, come il
rhythm and blues e il country, con eventuali richiami anche
alla musica
folk.

Le sonorità del rock si improntano prevalentemente sull'utilizzo di strumenti elettrici, in particolare la
chitarra elettrica, che in genere viene accompagnata da una sezione ritmica costituita da basso elettrico e batteria.
Dagli anni settanta e poi sempre più frequentemente hanno iniziato a fare la loro comparsa anche gli strumenti a
tastiera, in particolare le tastiere elettroniche. Altri strumenti di contorno, ad esempio il sassofono e l'armonica a
bocca
, sono usati per lo più in qualità di solisti.

Negli anni il termine rock è diventato un termine generico utilizzato per indicare una grande varietà di sottogeneri
musicali che si sono sviluppati nel corso del tempo. A partire degli
anni sessanta in poi, la musica rock si è infatti
diramata in una enorme varietà di sottogeneri: si è mescolata con il
blues per dar vita al blues-rock ed al southern rock,
poi con il
jazz ed altre forme di musica orchestrale per creare la fusion ed il rock progressivo.
Allo stesso tempo, il rock ha anche incorporato influenze dal
soul, dal funk e dalla musica latina.
Nel corso degli anni sono nati altri generi derivati come il
pop rock, l'hard rock, il rock psichedelico, il glam rock,
l'
heavy metal, e il punk rock.
Gli
anni ottanta hanno visto sbocciare il filone new wave, l'hardcore punk, il rock elettronico e l'alternative rock,
mentre negli
anni novanta si è assistito alla diffusione del grunge, del britpop, dell'indie rock e del post rock.
La maggior parte delle formazioni rock sono composte da quattro elementi, un quartetto solitamente formato da un
chitarrista, un cantante, un bassista ed un batterista.
Esistono comunque anche formazioni più articolate, di cinque o più elementi, o meno articolate, con due o tre
elementi soltanto. La ripartizione dei ruoli non rispetta inoltre uno standard e uno stesso musicista può ricoprire
più ruoli all'interno di un
gruppo musicale.


     Termine “POP-ROCK”


Il pop rock è un termine generico applicato a quella parte della
musica leggera caratterizzata da strutture tipiche
della
musica pop, e da un'aggressività, una strumentazione accattivante ed uno stile d'esecuzione, generalmente
tipiche della
musica rock.
Come costume della musica pop le sue melodie e i suoi testi risultano quindi tendenzialmente universali e tesi a
soddisfare la maggior parte dei fruitori di
musica leggera, e in particolare gli ascoltatori della musica rock in genere.


     Termine “LINEUP o LINE-UP”

Termine in lingua inglese per indicare la formazione di un gruppo musicale


    Termine “TIMING”


Ternine in ligua inglese  che significa
 semplicemente la capacità di mantenere accuratamente il tempo
(misurato in BPM) ovvero la coordinazione dei tempi e la relativa dinamica e/o sound.


    Termine “DJ SET”


Un DJ set è per un DJ quello che per il musicista è il concerto, ovvero lo spettacolo in cui un
DJ presenta la musica da lui selezionata al pubblico del locale (
discoteca, disco bar, club, rave,
dancehall, eccetera) utilizzando il più delle volte delle tecniche di missaggio (infatti spesso al termine
"DJ set" si preferisce DJ mix”).


Un DJ set può durare dalle due ore nel disco bar, discoteche e club, alle tre ore medie di una discoteca
normale fino ai set di cinque ore di
Danny Tenaglia o addirittura 9-10 ore per Danny Howells.

All'interno del DJ set, il DJ selezionerà e mixerà i brani in base al suo stile, ma trovando sempre e
comunque un compromesso con quello che vuole ascoltare il pubblico dell'evento.
Saranno l'abilità e l'esperienza del
DJ a interpretare l'umore del pubblico e ad assecondarlo,
pur rimanendo fedele al suo gusto.


IL DJ set non deve essere accostato esclusivamente alla performance live: spesso (a volte anche
giornalmente) il DJ mixa i suoi dischi nel proprio studio dando vita ad un cosiddetto DJ-mix
(oppure "studio set" o "
playlist"). Un set del genere può essere creato per piacere personale
(tante persone coltivano l'hobby del
DJing
esclusivamente nella propria casa) oppure pubblicato e distribuito.
In passato erano molto diffusi i "
mixtape" ovvero musicassette su cui erano registrate performance
live o in studio di DJ famosi e non: esse venivano distribuite o vendute a una cerchia più o meno
ristretta di appassionati in negozi e bancarelle dallo stesso DJ, oppure dai locali che mettevano
(e mettono tuttora, anche se su
CD) a disposizione del pubblico la registrazione della serata.
Molti DJ più che ampi guadagni, hanno ottenuto grazie alla diffusione dei mixtape un grande
ritorno promozionale. Con l'evolversi della tecnologia e la diffusione di Internet, sono nate
webradio e portali dedicati all'ascolto online dei DJ mix.


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